Tuttavia esistono invasioni in grado di creare positive relazioni ecologiche e di mutuo servizio, il che a volte può portare a nuove sfide e riflessioni sugli sforzi di conservazione.
Un esempio calzante è l'invasione di piante esotiche che formano, con uccelli frugiferi nativi, mutualismo (un termine che descrive come due o più specie interagiscano beneficiando reciprocamente gli uni degli altri).
Gli studiosi americani Jason M. Gleditsch, e Tomás A. Carlo si sono chiesti:
"A volte facciamo più male che bene quando sradichiamo piante che, pur essendo di recente introduzione, hanno formato relazioni positive con gli animali nativi?".
Per essere considerata invasiva, una specie di pianta deve essere stata introdotta dagli esseri umani, e deve essere numericamente dominante nel nuovo contesto.
Così hanno esaminato la correlazione durante l'autunno tra una ben consolidata specie fruttifera invasiva, il caprifoglio (Lonicera spp.), e le comunità di uccelli della Pennsylvania centrale (USA) in un paesaggio vario che comprende terre boschive urbane ed agricole.
L'abbondanza di uccelli ha mostrato una forte associazione positiva con i frutti della lonicera.
La popolazione degli uccelli frugivori è attualmente in quelle zone in funzione delle risorse di lonicera e tali scienziati sostengono che le misure di controllo per questa pianta, considerata invadente, dovrebbero tenere conto degli effetti negativi che la perdita di questa risorsa di frutti potrebbe avere sugli uccelli nativi.
Il team ha testato anche l'influenza del caprifoglio, non solo sugli uccelli, ma anche su un'altra specie di pianta autoctona da frutto. Gli scienziati hanno scelto il Solanum americanum perché è nativo e comune nella regione della loro ricerca, è facile da manipolare sperimentalmente, ed i suoi frutti sono mangiati - e quindi dispersi - dagli uccelli nativi, e l'hanno osservata presente in entrambe le aree: zone ad alta densità di caprifoglio e zone senza caprifoglio.
Solanum americanum, foto © T. Low
Nella zona in cui caprifoglio cresceva in abbondanza, il tasso di rimozione dei frutti del solanum era il 30% in più nelle zone ad alta densità di lonicera rispetto ad un sito a bassa densità. Nella zona ricca di caprifoglio, gli uccelli erano presenti in abbondanza ed hanno permesso al solanum di ricevere più servizi di dispersione dei semi- un processo ecologico comune conosciuto come ''facilitazione''. Le piante di nuova introduzione sono facilitate dal successo del caprifoglio, in quanto gli uccelli mangiatori di frutta di solito si nutrono di una grande varietà - qualunque cosa sia disponibile per loro. Gli uccelli stessi che mangiano il caprifoglio hanno anche mangiato i frutti di belladonna americana, disperdendone i semi. E' una vittoria per tutti e tre: uccelli, lonicera e solanum.
In questa zona della Pennsylvania ci sono ora da tre a quattro volte più uccelli frugivori di 30 anni fa, come pettirossi e passeriformi, soprattutto nei paesaggi ad alta densità umana. Così si dovrebbe concludere che, mentre alcune piante invasive introdotte dall'uomo sono decisamente problematiche, altre potrebbero servire a ripristinare l'equilibrio ecologico, fornendo risorse alimentari essenziali per uccelli autoctoni che popolano le zone dense di esseri umani. Le specie invasive possono occupare nicchie di ecosistemi degradati e contribuire a ripristinare la biodiversità originaria in un modo economico e auto-organizzato che richiede poco o nessun intervento umano.
Quando si tenta di sradicare una pianta invasiva da un ecosistema particolare, potrebbe anche essere uno spreco di tempo e di tasse; le specie poi spesso finiscono per ricrescere comunque. La natura è in un costante stato di flusso, sempre in movimento e ripristino cosicchè le eventuali relazioni tra le specie che si creano, non sono cattive solo perché sono nuove o non sono create dagli esseri umani.
Si spera che questa come altre ricerche, mettendo ancora una volta l'accento sul rispetto per la natura ed i suoi segreti meccanismi, possano influenzare il modo in cui i gestori di risorse ambientali gestiscono la manutenzione dei nostri ecosistemi.
Pensiamo ancora una volta a come le idee dominanti non sempre siano le migliori e le più giuste...
Dobbiamo essere più attenti a sparare prima e fare domande dopo - assumendo il fatto che le specie introdotte esotiche siano intrinsecamente pericolose. Stiamo rispondendo alle minacce reali alla natura o solo ad una nostra percezione culturale ed a pregiudizi scientifici?