E' morta la gatta di famiglia, aveva 20 anni...

Oggi è morta la gatta di famiglia. Aveva 20 anni e le lacrime non smettono di scendere.

E’ morta semplicemente di vecchiaia, o meglio l’abbiamo fatta sopprimere perchè stamattina non riusciva più ad alzarsi, erano giorni che ormai mangiava meno di un uccellino e non beveva.

Mentre ero lì con lei ad accarezzarla e lei cercava la mia mano con la testa ancora vitale avrei sperato che morisse, in quel momento mi sembrava serena e molto amata; mi chiedo come mai questi angeli non possano semplicemente appoggiare la testa sulla nostra mano e addormentarsi.

Non avrei voluto assistere a nulla, ai suoi ultimi respiri, al suo corpo quasi immobile che probabilmente ormai era solo, mentre Minnie se ne era già andata ed era chissà dove, ma sicuramente vicino al mio cuore, al nostro cuore.

Non penso volesse andarsene da nessuna parte, stava bene arrotolata vicino a noi; aveva il calore e il cibo, ed ha avuto tanto divertimento nella sua vita.

Un’eccezionale cacciatrice, come dicono siano tutte le femmine per istinto materno, un cuore fortissimo che non voleva cessare di battere (si era avvelenata per ben tre volte in gioventù), un’attacca-caviglie-che-non-molla-la-presa, uno sguardo saggio, una mordi-mani-se-sanno-di-prosciutto, un sonno ristoratore sotto il sole cocente, una esco-no-forse-sto-in-casa-fammi-una-porticina-personale-perchè-sono-indecisa, un deciso "pasteggiare" (fare la pasta), una vengo-nel-tuo-letto-se-hai-la-febbre-così-mi-ammalo-anch’io-ed-ho-la-scusa-per-restare-qui-con-te... mi ricordo infatti dei suoi stressanti e insistenti miagolii per uscire in giardino e subito dopo rientrare che si sta meglio in casa, e mi ricordo quanto fosse ingorda, e di come l'avessi tenuta a letto con me con la febbre a 40 e anche lei si era ammalata e quanto giocavo agli agguati trascinandomela sul pavimento perchè non si staccava dai miei pantaloni della tuta.

Ma più di tutto mi ricordo quanto fosse bella ai miei occhi di bambina da cucciola, quando la portai a casa in una borsa di carta, perchè trovata nel cortile della scuola, quando invece in realtà aveva delle orecchie enormi e una pancia a botte e il resto era uno scheletrino. Il mio primo gatto (ora ne ho tre), avevo 12 anni, il mio primo affetto che mi comprendeva e mi accettava con le mie paure di bambina. E Minnie, che nome senza fantasia le diedi.

Pensai che così portata a casa per forza me l’avrebbero fatta tenere, e così fu.

Poi sono andata al Liceo, all’Università, mi sono sposata e non è che pensassi tanto a lei, se ne occupava mia mamma infatti. E viveva con lei.

Però ora piango, le dita sono pesanti mentre scrivo, non avrei voluto scrivere nulla eppure era tanto degna che non riesco a non dire qualcosa di lei.

Le abbiamo dato sepoltura sotto una magnolia stellata che sono subito uscita a comprare.

Ciao Minnie.

Grazie Giulia, era un angelo visibile ed ora è un angelo invisibile.

Però ho solo in mente i suoi ultimi momenti e continuo a piangere.