L'amore per le piante non va in vacanza; coltivare le piante è un fardello?

Sembra che tutti amino gli spazi verdi e sembra che tutti potendo vorrebbero un giardino.
Riflettevo sul fatto invece che ogni tanto (in particolare nel periodo primaverile-estivo) nella buca delle lettere mi ritrovo il volantino di qualche giardiniere (che verosimilmente è assurdo definire tale, in quanto si occupa anche di tinteggiature e lavori elettrici ) che dichiara: ‘Tutti amano i vantaggi di avere il proprio giardino, ma non tutti hanno il tempo, gli strumenti e le competenze necessarie per averne e mantenerne uno. Noi forniamo gli ingredienti mancanti per ottenere un giardino in modo rapido e splendidamente. Se stai partendo da zero, offriamo una gamma completa di stili...Per 40 euro all’ora diserbiamo, fertilizziamo e puliamo...’ ecc ecc ecc.
Insomma voi chiedete e noi vi diamo!
Il giardino perfetto, davanti a casa è solo un ‘Non-luogo’ in quanto è più che altro un contorno, a volte una sosta più spesso solo un passaggio. C’è in primavera e estate, in inverno è dimenticato, in autunno considerato un’occupazione da adetti alla ramazza.
Abbiamo già parlato di questo argomento, ma più che mai ora che sono qualche giorno in vacanza, penso come ogni piccolo spazio anche cittadino sia un bel giardino anche se mal curato, in quanto per chi lo sa godere è puro stupore.
Passeggio e guardo tutto il verde che c’è sui muri a secco; spio dagli ingressi dei viali, e alzo gli occhi verso le finestre.
Hanno troncato un albero alla base, poco da parte però, a ricacciato.

Sembra che il giardino non sia ‘tempo libero’, ma anzi un fardello a sè stante.

Ad esempio, quando propongo in vivaio un giardino di erbacee perenni (noi più che altro produciamo quelle ), per totale ignoranza mi rispondono: ‘troppo complicato’, ‘sempre uguale’, ‘erbacce? io ne ho già troppe’ (non so scherzando è successo veramente!)...ne sono intimiditi, impauriti. La novità, in effetti fa paura, cambiare è spaventoso. Impegnarsi, interessarsi (a volte) è spaventoso!

Probabilmente non potevo scegliermi altro lavoro, sì, in realtà è un duro lavoro la creazione e il mantenimento di un giardino, ma quando si ama farlo, i giorni passano come secondi.
Forse chi lavora sempre in ufficio davanti a una scrivania, prova le stesse sensazioni? Non vorrei offendere nessuno, non tutti possono scegliersi il lavoro, ma accorgersi della terra smossa da cui un germoglio spinge, è la stessa cosa che sbrigare pratiche su fogli di carta?
Posso anche sbrigare pratiche su fogli di carta tutto il giorno, ma poi anelare a uno sguardo nel verde, a ‘faticare’ per qualcosa di mio che mi metta in comunicazione con il mondo reale.
Come si può considerare il giardino un di più?
Come si può non apprezzare il verde in ogni sua manifestazione?
Come si può non avere come massima aspirazione il guardare fuori da una finestra e vedere il verde?
Come si può non riconoscere la passione che è la molla del cambiamento?
Come si può agire contro sè stessi ed escludere la vera poesia dalla propria giornata?
Come si può nella scala dei valori relegare il contatto con la natura a ‘obbligo estetico’, considerare il giardino e il balcone manifestazione di pulizia o potere, e il verde della città a fondale atono?

Voi che ne pensate? Siamo menti malate, che si occupano del superfluo?
Vi capita mai di riflettere su queste cose? Vi capita di parlarne, magari in toni meno melensi e più approfonditi, con supporto culturale, o storico, magari, rispetto a quello che ho fatto io? Non ho studi a riguardo (paesaggismo, botanica, scienze....o che so) quindi ho molti limiti.